La palestra dell'autostima by Gabrielle Fellus

La palestra dell'autostima by Gabrielle Fellus

autore:Gabrielle Fellus [Fellus, Gabrielle]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sonzogno
pubblicato: 2021-02-15T15:44:25+00:00


Sam, il prepotente dallo sguardo buono

Tempo fa sono stata chiamata in una scuola superiore dell’hinterland milanese, frequentata da molti ragazzi e ragazze complicati. Gli insegnanti mi avevano segnalato diversi casi da tenere d’occhio, in particolare quello di Sam. Era un disastro, Sam: faceva molta paura, provocava e derideva i compagni, comandava tutti ed era spesso rissoso. Quando i professori lo punivano, rispondeva malissimo e tirava pugni sul banco, tanto che una volta si era rotto una mano. Gli stessi insegnanti lo temevano, perché le sue reazioni incontrollate mettevano in discussione la loro autorità.

Il progetto prevedeva un’ora di corso ai maschi, un’ora alle femmine e una terza ora tutti insieme. Ho cominciato con i ragazzi, ed ecco il terribile Sam. L’ho guardato negli occhi e ho visto che qualcosa di buono c’era: nello sguardo sfrontato da duro, nella sua strafottenza, nel modo di camminare baldanzoso, da piccolo re, ho riconosciuto il cliché, il personaggio che stava interpretando. E un cliché non è altro che un travestimento, sotto il quale c’è soltanto qualcuno che non sa quale sia la sua vera pelle.

Così, per fare l’esercizio ho scelto proprio lui. Dovevamo simulare un’aggressione: gli ho spiegato come attaccarmi, e io avrei mostrato come reagire. Ma Sam non ha seguito le mie istruzioni. Mi ha sferrato un colpo diverso, spingendomi indietro. Il suo obiettivo era chiaro: dimostrare che era lui a dominare il territorio, la sua scuola e di conseguenza anche me.

Io, con le mani alzate per comunicargli che non avrei reagito, mi sono limitata ad avvertirlo: «Ti ho chiesto di colpirmi in un altro modo. Devi imparare a controllarti, Sam, non c’è bisogno di fare sempre lo show. I tuoi compagni vorrebbero vedere l’esercizio per allenarsi. Questo è il primo richiamo. Se fai di testa tua un’altra volta, ti prendo per le parti basse e ti butto a terra.» Ho parlato con voce chiara e sicura perché mi sentissero tutti, compresi la preside e gli insegnanti.

Da bravo sbruffoncello, lui ha ridacchiato e si è girato di spalle in segno di sfida, continuando a ghignare.

Siamo ripartiti e ha eseguito di nuovo l’attacco a modo suo, sbattendomi al muro. «Questo è il secondo richiamo» l’ho messo in guardia. «Ricordati: il terzo è l’ultimo. Devi seguire le mie istruzioni per mostrare la tecnica corretta ai tuoi compagni. E se mi dai di nuovo una spinta del genere, ti prendo per le parti basse, ti alzo di peso e ti butto a terra.»

Anche la terza volta mi ha spinto verso la parete, facendo di testa sua. Io, veloce, l’ho preso per le parti basse in modo da non fargli male, l’ho alzato di peso e l’ho buttato a terra, bloccandolo davanti a tutti. Poi mi sono fermata e mi sono girata verso i ragazzi, la preside e gli insegnanti, sorpresi di vedere il grande bullo sul pavimento.

«Secondo voi chi ha ragione? Quante volte l’ho avvertito?» ho chiesto. C’è stato qualche secondo di silenzio, poi hanno cominciato ad applaudire. Tutti, incluso il corpo docente.

Ho allungato la mano verso Sam e l’ho invitato ad alzarsi.



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